Non vi è dubbio che in Italia la resistenza agli antibiotici è tra le più elevate in Europa. Io credo che quello che occorre sia un cambiamento culturale a cui sono chiamati sia i medici che i pazienti, per ridare un valore ad una risorsa terapeutica di fondamentale importanza. Il cammino secondo me dovrebbe fondarsi su due aspetti, uno è appunto il cambiamento culturale che porti ad un uso appropriato degli antibiotici al fine di prolungarne la vita e ridurre l’abuso, l’altro indubbiamente è l’introduzione di terapie innovative. A tal proposito cito l’iniziativa di IDSA 10×20, e cioè di creare 10 molecole innovative entro il 2020 (http://www.idsociety.org/10×20/). Dall’altro lato lo sviluppo di nuove metodiche diagnostiche, si pensi ai marcatori genetici associati a batteri carbapenemi-resistenti. Senza dimenticare l’importanza delle vaccinazioni come ad esempio quella anti-pneumococcica.