Personalmente nel nostro ambulatorio uno dei parametri che prendiamo in considerazione nei nostri pazienti è proprio il rapporto CD4/CD8. Lo studio della coorte ICONA è senza dubbio interessante, anche perché se lo andiamo ad analizzare vediamo che i soggetti che recuperano un rapporto superiore ad 1, in 5 anni di cART, non è poi così alto, attestandosi sotto il 30%. Questo sta a significare che c’è un 70% di pazienti, che benché superi un livello di CD4 che noi consideriamo come successo terapeutico, in realtà è da considerarsi come popolazione maggiormente a rischio di eventi non-AIDS definenti. Cos’è che impedisce di raggiungere un buon rapporto CD4/CD8? Lo studio chiama in causa: 1- i CD4 al nadir; 2- la sierologia per CMV, in quanto una positività si correla a minore probabilità di normalizzare il rapporto. Personalmente nella mia pratica clinica molti dei pazienti che non raggiungono una normalizzazione del CD4/CD8 ratio, malgrado una viremia stabilmente soppressa, sono la popolazione dei co-infetti HIV/HCV. Ben altro è il problema su cosa fare con i pazienti che non raggiungono questo rapporto ottimale, in quanto ad oggi non vi è alcuna indicazione, che auspichiamo possa venire dagli studi clinici futuri. Qualcuno ha chiamato in causa una verosimile persistenza di viremia a bassissimi livelli per cui si potrebbe pensare ad una intensificazione della terapia antiretrovirale. Di certo non vi sono ad oggi indicazioni ad eventuali terapie immunostimolanti.