CD4/CD8 ratio

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  • #8148
    Giuseppe Bruno
    Partecipante

    Cari,
    Il rapporto CD4/CD8 rappresenta un marcatore importante di immuno-attivazione e immuno-senescenza nella popolazione generale e nei pazienti con infezione da HIV. Un ratio < 1 è stato associato fin dai primi anni della pandemia da HIV all’ insorgenza degli eventi AIDS. Negli ultimi tempi si è assistito a un ritorno d’interesse di questo rapporto (valore normale > 1) come biomarker di infiammazione cronica ed imunoattivazione utile nell’identificare i pazienti a maggior rischio di sviluppo di eventi severi non-AIDS associati come dimostra un importante lavoro sulla coorte ICONA pubblicato su Lancet HIV.
    Cosa ne pensate? Nella vostra pratica clinica , un rapporto < 1 correla con una maggiore predisposizioone a sviluppare eventi non-AIDS (es. cardiopatie, malattie metaboliche, neopplasie)? Quanto importante è il valore del ratio nel programmare il follow-up dei nostri pazienti?

    #8149
    Marcello Trizzino
    Partecipante

    Personalmente nel nostro ambulatorio uno dei parametri che prendiamo in considerazione nei nostri pazienti è proprio il rapporto CD4/CD8. Lo studio della coorte ICONA è senza dubbio interessante, anche perché se lo andiamo ad analizzare vediamo che i soggetti che recuperano un rapporto superiore ad 1, in 5 anni di cART, non è poi così alto, attestandosi sotto il 30%. Questo sta a significare che c’è un 70% di pazienti, che benché superi un livello di CD4 che noi consideriamo come successo terapeutico, in realtà è da considerarsi come popolazione maggiormente a rischio di eventi non-AIDS definenti. Cos’è che impedisce di raggiungere un buon rapporto CD4/CD8? Lo studio chiama in causa: 1- i CD4 al nadir; 2- la sierologia per CMV, in quanto una positività si correla a minore probabilità di normalizzare il rapporto. Personalmente nella mia pratica clinica molti dei pazienti che non raggiungono una normalizzazione del CD4/CD8 ratio, malgrado una viremia stabilmente soppressa, sono la popolazione dei co-infetti HIV/HCV. Ben altro è il problema su cosa fare con i pazienti che non raggiungono questo rapporto ottimale, in quanto ad oggi non vi è alcuna indicazione, che auspichiamo possa venire dagli studi clinici futuri. Qualcuno ha chiamato in causa una verosimile persistenza di viremia a bassissimi livelli per cui si potrebbe pensare ad una intensificazione della terapia antiretrovirale. Di certo non vi sono ad oggi indicazioni ad eventuali terapie immunostimolanti.

    #9005
    Laura Nicolini
    Partecipante

    Nei vostri centri come definite la normalizzazione del rapporto CD4/CD8?
    vari studi hanno usato cutoff diversi, chi 0.8, chi 1.
    Nello studio della Mussini si poneva l’accento anche all’aumento relativo in funzione di diversi cutoff (0.3, 0.45).
    Allo stesso modo ho trovato diverse definizioni di risposta immunologica, come aumento dei CD4 del 20, 30 o 40%. Trovo che questo renda difficile comparare i risultati di diversi studi.
    Voi che ne pensate?

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